Maurizio Zanolla - Manolo

Frasi famose e bieche scuse

Le frasi più celebri e le scuse più vergognose.



       

Maurizio Zanolla - Manolo

Siamo all'incirca nell'estate del 1985 (o comunque in un anno compreso certamente tra il 1983 e il 1987, cioè nell'epoca d'oro della progressione di Manolo) nella palestra di Castelpietra nella valle del Primiero.

Abbiamo iniziato da pochi mesi a interessarci alla disciplina, e Manolo lo vediamo spesso girare per i paesi col suo furgoncino lilla, ogni tanto ammiriamo la sua forza ed eleganza in qualche allenamento, ma non lo conosciamo direttamente. Tramite suoi compagni di arrampicata seguiamo le sue imprese, già molto note nell'ambiente e soprattutto nella valle in cui lui abita e che è meta abituale delle nostre vacanze. In poche parole è il nostro inarrivabile eroe.

Io e mio cugino, età circa 17-20 anni, siamo piuttosto scarsi, io non ho neanche le scarpette, sui massi uso delle scarpe normalissime da ginnastica e non ho mai superato il 4b su vie di più tiri, dove vado con i vecchi scarponi Vibram. Uso perfino una tasca di un vecchio zaino da montagna come sacchetto della magnesite. Faccio esercizi coi pesi per le braccia per far sembrare di essere atletico ma sono totalmente incapace di arrampicare. Mio cugino è un po' meglio, ha fatto qualche passaggio di 6a/6b ma solo su boulder, ed è attrezzato di tutto punto. Ha le scarpette dello stesso modello di Patrick Edlinger, e questa è una figata.

Stiamo provando un suo discensore calandoci lungo una corda calata dall'alto di un masso alto una decina di metri. E' pomeriggio tardi e un bel sole filtra tra i rami colorando di rosso il tappeto di aghi di pino. Siamo soli nella palestra, io sono giu, mio cugino si trova a circa cinque metri di altezza, improvvisamente gli si impigliano i capelli nel discensore, e ne segue una sequela orrenda di urli e bestemmie su tutti i personaggi del nuovo e vecchio Testamento.

Improvvisamente, dal sentiero sbucano il Maurizio Zanolla Manolo e Heinz Mariacher in persona, con corda, canottiera stretta e muscoli guizzanti in bella mostra. Si fermano qualche decina di secondi a testa in su a guardare mio cugino, che non si accorge della loro presenza e peggiora ulteriormente le sue bestemmie. Poi lentamente se ne vanno verso il masso più difficile, alla base del Castello, scuotendo la testa e dicendo chiaramente queste parole: 'Sta qua no lé zènt che l'hà dé 'ndar a rampegàr (queste non sono persone che dovrebbero andare ad arrampicare).

Io ho smesso completamente quella stessa estate, dopo aver anche rischiato grossissimo su una via di primo grado; mio cugino forse un paio d'anni dopo.

30/07/18 @ 12:32:24
 
 
   
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