Arrampicare in Appennino
Appennino, un luogo non luogo, dove ammetto per anni aver premuto l’acceleratore quando ne intravedevo i nomi dei paesini, rocche e castelli. Invece bastava solo rallentare e fermarsi per trovare un nuovo spazio e dimensione. Con pareti sì basse e corte, ma che offrono tempi dilatati ed una pace ormai introvabile in diverse blasonate Alpi.
Confesso: da poco ho riscoperto nell’Appennino un terreno di gioco fantastico.
Un luogo figlio di un Dio minore che però a ben guardare e cambiando prospettiva offre nuovi stimoli ed una nuova armonia con la natura.
Ho iniziato a documentarmi cosa servisse per aprire in sicurezza itinerari di arrampicata sportiva con sempre però un occhio alla mia natura di “alpinista della domenica”: cercando cioè sempre “il facile nel difficile” e la “linea naturale per salire dal basso”.
Ho così adocchiato, prima per sbaglio e poi volutamente, strutture rocciose nascoste e di cui ignoravo l’esistenza. Dopo una serie di esplorazioni, giornate passate con in mano il piede di porco più che la roccia e serate con le tronchesi e frontale, ho mappato alcune strutture di roccia innalzata nella serenità delle dolci verdi colline del basso Appennino, a neppure un’ora di auto da Modena o Reggio Emilia.
Ma trovarle non basta!
C’è da tracciare avvicinamenti e discese, magari con corde fisse.
Pulire la roccia da muschi, erba, edera e rovi.
Disgaggiare i tratti instabili.
Cercare linee.
Provare.
Chiodare.
Riprovare.
Rendersi conto di aver sbagliato.
Ritornare quindi da capo.
Spittare se dal basso ma se è un monotiro cercare la più alta soglia di sicurezza possibile, ed allora…
allestire delle soste su resinati e poi calarsi e metterne giù ogni due metri massimo, meno in partenza, perché si vuole minimizzare i rischi di eventuali voletti.
Giorni e sere, tempo ed energie mie e quelle degli amici che mi stanno aiutando in questa idea un po’ folle di trovare dell’arrampicabile dove prima non c’era.
Noi pensiamo di trovarlo, anzi ne siamo quasi convinti!
Ma è importante tutti ci crediamo e soprattutto ne condividiamo le finalità.
Che non sono tanto quelle di avere nuovi metri di arrampicata vicino a casa, bensì riscoprire luoghi a noi vicini intrisi di bellezza, cultura, storia e natura.
Il tutto entrando però in punta di piedi, pardon scarpetta, siccome l'equilibrio è forse ancor più effimero e fragile ma soprattutto
è più importante rispetto al puro gesto atletico.
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